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Basilica

Ricostruzione della basilica romana secondo Vitruvio (da Palladio A., I quattro libri dell'architettura..., Venetia, 1570, libro III, p. 39).
Ricostruzione della basilica romana secondo Vitruvio (da Palladio A., I quattro libri dell'architettura..., Venetia, 1570, libro III, p. 39).

Definizione – Etimologia

Dal gr. βασιλικ “regale”. Forse il termine derivò dalla βασíλειος στο dell’agorà di Atene o dalle aule regie dei palazzi ellenistici.

La basilica come edificio civile

Nell’architettura romana basilica indicò essenzialmente un grande edificio capace di contenere un vasto numero di persone utilizzato per assemblee pubbliche, esercitazioni militari, mercato, affari, tribunale, ma anche come vestibolo di templi, teatri e terme, sala di ricevimento di dimore signorili, infine sala del trono nei palazzi imperiali. Non c’era una corrispondenza con un tipo architettonico ben preciso: si passava dall’aula unica all’impianto a due o a più navate, con quella centrale di altezza maggiore e circondata tutto intorno dalle minori che potevano anche avere gallerie; potevano esservi una o più absidi, mentre gli ingressi avevano varie collocazioni, senza che ci fosse un orientamento prevalente. Quando era presente la tribuna per il magistrato, poteva trovarsi anch’essa in varie posizioni e dentro un’abside. Il linguaggio era quello classico degli ordini architettonici e i muri apparivano fatti di conci di pietra veri o simulati con stucchi o pitture.

Primo esempio noto fu a Roma la basilica Porcia (184 a.C.), cui ne seguirono molte altre dentro e fuori la città, dove ogni municipio ebbe generalmente la propria basilica già a partire dall’età augustea. L’uso del termine fu esteso anche a piccoli edifici a una o tre navate destinati a culti misterici e collegi funerarii diffusi a partire dal I sec., come a Roma la Basilica Hilariana sul Celio. Nella piena età imperiale si svilupparono forme molto complesse come la basilica Ulpia nel Foro di Traiano, a cinque navate con absidi contrapposte sui lati brevi (113 d.C.) o la basilica di Settimio Severo a Leptis Magna, mentre le basiliche signorili o imperiali come quella della Domus Augustana sul Palatino (92 d.C.) erano generalmente a navata unica conclusa da un’abside e con pareti articolate da colonne o semicolonne.

Tra la fine del III secolo e gli inizi del IV la basilica come edificio pubblico attraversò una radicale fase di trasformazione dovuta all’inserimento sistematico della statua dell’imperatore posta in un’abside. Questo fatto, tra l’altro, favorì il prevalere del tipo a navata unica con copertura lignea orientata appunto verso l’abside, utilizzato sia per edifici privati sia imperiali come la basilica costantiniana di Treviri (305-312). Anche la Basilica Nova o di Massenzio al Foro Romano, iniziata nel 308 e ultima ad essere costruita nella città, aveva originariamente orientamento longitudinale verso l’abside, ma per il suo impianto privo di sostegni e la copertura con tre vaste volte a crociera, è un unicum che si accosta di più alle aule termali.

Dopo la dissoluzione del sistema statale romano in rapporto agli edifici per adunanze civili il termine si ritrova ancora raramente usato nel tardo medioevo per palazzi pubblici, come quello di Vicenza, trasformato da Andrea Palladio (1546-49).

La basilica cristiana

Il termine passò in uso al cristianesimo nascente, ma anche in questo caso, in origine, non fu legato a una precisa tipologia architettonica, bensì al concetto di “casa del Signore” intesa forse come sala del trono del Re celeste e del resto fino al IV secolo l’edilizia religiosa fu adattata in impianti privati (domus ecclesiae), dando luogo inevitabilmente a soluzioni svariate.

Nel 313 Costantino fondò a Roma la basilica lateranense, ed è questa che sembra rappresentare il primo esempio occidentale organicamente concepito di basilica cristiana a sviluppo longitudinale, divisa da sostegni puntiformi in più navate, con ingresso dal lato corto e asse ottico imperniato sull’abside, basata su un semplice sistema costruttivo, ma nobilmente decorata. Sarà questo lo schema destinato alla maggiore diffusione e la sua affermazione come tipo architettonico proprio della basilica cristiana si ebbe nel corso del IV secolo. Le finalità furono varie, da luogo di svolgimento della sinassi eucaristica, a martyrium o a cimitero coperto.

Fermo restando che con il termine si indicarono spesso anche edifici a pianta centrale, quelli a sviluppo longitudinale constavano di più navate, da tre fino a ben nove nelle basiliche africane, di altezza degradante e finestrate in alto (eccezionalmente nelle navatelle), coperte da tetto a capriate lignee. Le pareti finestrate poggiavano su colonne o pilastri. La terminazione era a una o in seguito anche a più absidi. Una variante particolare fu quella delle cosiddette basiliche circiformi costruite a Roma nei primi decenni del IV secolo, in cui le navate laterali avvolgevano l’abside formando un deambulatorio. Nei tipi orientali e loro derivati le navate laterali erano concluse da pastophoria con funzione di sacrestie (prothesis e diaconicon). Sempre nell’ambiente orientale le navate laterali erano spesso sormontate da gallerie (matronei). Alla basilica potevano essere anteposti un atrio o quadriportico con fontana centrale (cantaro) o un nartece. In alcuni casi esisteva un secondo nartece interno (endonartece).

Il tipo basilicale subì continue elaborazioni, come anche riprese di carattere per così dire archeologico. Già nel IV secolo fu determinante l’inserimento di un transetto tra l’abside e le navate, presente nel S. Pietro in Vaticano a Roma, come anche la realizzazione di una cripta al di sotto del presbiterio, operata da Gregorio Magno nella stessa chiesa (590), due elementi destinati ad avere enorme diffusione e riproposizioni dotate di significato programmatico o fortemente simbolico, come in età carolingia.

In periodo romanico le basiliche vennero sempre più coperte a volta, il che determinò diverse soluzioni per i sostegni (pilastri multipli) e la necessità di sistemi strutturali atti a incanalare e bilanciare le spinte (costoloni, contrafforti, archi rampanti). Si innalzarono cupole e tiburi all’incrocio del transetto. Nel gotico si svilupparono soluzioni che davano risalto allo slancio ascensionale.

Nel Rinascimento a partire da Brunelleschi si tornò a impianti classici, con soffitti piani o a botte. Con la Controriforma il tipo perse importanza per essere ripreso in periodo eclettico nel XIX secolo.

Bibliografia

Cechelli M., Basilica, in Enciclopedia dell’arte medievale, vol. III, 1992, s.v.; Gros P., L’architecture romaine du début du III siècle av. J.-C. à la fin du Haut-Empire, 1 Les monuments publics, Paris 1996, in part. pp. 235-260; Krautheimer R., The Costantinian Basilica, in «Dumbarton Oaks Papers», 21, 1967, pp. 115-140; Krautheimer R. et alii, Corpus Basilicarum Christianarum Romae, 5 voll., Città del Vaticano 1937-1980; Nünnerich-Asmus A., Basilika und Portikus. Die Architektur der Säulenhallen als Ausdruck gewandelter Urbanität in Späte Republik und früher Kaiserzeit, Köln, Weimar, Wien, 1994.

 

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