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Ecoefficienza

Deriva dalla fusione di due parole, il sostantivo “efficienza” e la sua aggettivazione “ecologica”, coniato dal World Business Council for Sustainable Development (WBCSD) nella pubblicazione del 1992 “Changing Course”.

Partendo dal concetto di efficienza, che secondo la norma ISO CD 9241 indica l’accuratezza e completezza degli obiettivi raggiunti in relazione alle risorse spese, l’aggettivo ecologica connota il carattere degli obiettivi, ascrivendoli al campo delle interazioni e degli equilibri complessi tra gli organismi viventi e le condizioni ambientali che li circondano, generate dalle componenti naturali abiotiche (acqua, suolo, aria), dalle biotiche (piante e animali) e dai fattori presenti in quel determinato ambiente (clima, radioattività, relazioni tra i livelli trofici e non).
Il concetto di ecoefficienza in architettura dunque indica la capacità di un organismo edilizio o urbano di raggiungere gli obiettivi di realizzazione, produzione e fornitura di beni e servizi usando sempre meno risorse e creando sempre meno scarti e inquinamento. Per la comprensione del grado di ecoefficienza di un determinato ecosistema, è centrale la considerazione di tre fattori:

  • il flusso di materia, energia e informazioni che si determina in quella realtà;
  • la interdipendenza degli organismi che vivono in quella realtà;
  • l’efficacia dei trasferimenti materiali e immateriali che avvengono tra i vari livelli della loro organizzazione.

Secondo il WBCSD l’ecoefficienza può essere perseguita fornendo prodotti e servizi a prezzi competitivi che soddisfino i bisogni umani aumentando la qualità della vita con un consumo di risorse naturali e un impatto ecologico progressivamente minore. Le strategie per raggiungere l’ecoefficienza sono, da una parte, di ridurre la dispersione di materiali tossici e degli scarti in genere e, dall’altra, di aumentare la riciclabilità di materiali e rifiuti, l’utilizzo delle risorse rinnovabili e la durata dei componenti.

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