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Polis

Tetradracma di Atene, argento, post 449 a.C.
Tetradracma di Atene, argento, post 449 a.C.

Definizione – Etimologia

Nelle fonti letterarie antiche, da Omero a Stefano Bizantino, il greco πόλεις indicava il luogo del vivere quotidiano, l’insediamento, il centro urbano (definito anche ἂστυ), la cittadella fortificata; associato all’aggettivo indicava la città alta, l’acropoli. Polis assunse presto significato di comunità politica indicando gli spazi urbani, ma anche le persone (polítai), che vivendo nell’ἂκρα erano legate da una rete di regole e rapporti. I differenti significati assunti e la grande varietà di interpretazioni, fino a quella di “entità statale complessa” di natura politico-istituzionale più che urbanistica, giustificano il vasto dibattito e l’ampiezza degli studi dedicati alla “genesi” della polis, ai tempi e ai modi della sua formazione e del suo emergere come struttura determinante anche il disegno urbano.

Generalità

Nella seconda metà del secolo scorso, gli studiosi hanno gradualmente associato le ottiche specialistiche delle analisi architettonico-urbanistiche e di gestione del territorio con quelle degli studi politico-sociali. Il caso esemplare della polis ateniese nell’ultimo quarto del V secolo a.C. è chiaro nella narrazione del conflitto tra Atene e Sparta e poi della spedizione ateniese contro Siracusa scritta da Tucidide, punto di partenza privilegiato per l’osservazione politica, così come le speculazioni teorico-filosofiche sul concetto di polis di Platone e Aristotele. L’autorità politica della polis si manifestava attraverso il culto della divinità poliade e il conio della moneta, diffuso a partire dalla metà del VI secolo a.C.

Derivazione – Processo formativo

A lungo si è ritenuto che la formazione della polis, fusione delle due componenti dell’asty (spazio urbano) e della chora (il territorio e la campagna di pertinenza), fosse stata condizionata dalle caratteristiche orografiche della Grecia; ma questo non spiegherebbe le analoghe situazioni sviluppatesi in contesti geografici tra loro diversi, come, ad esempio, quelli delle colonie della Magna Grecia, della Sicilia e dell’Asia Minore.

Basandosi sulla ricostruzione proposta da Aristotele nel suo Politica, gli studiosi hanno proposto come possibile matrice comune la famiglia (oikìa), poi il villaggio (kome) in quanto insieme di famiglie governate da un re, infine l’associazione di più villaggi gerarchicamente regolati: l’organismo della polis. Il sistema si reggeva sul principio della proprietà comune e indivisibile dei terreni, del bestiame e degli schiavi; questa prassi si mantenne a lungo nel tempo e divenne determinante per la riforma elaborata per Atene da Solone nel secondo decennio del VI secolo a.C.: la proprietà indivisa dei terreni, già in decadenza, fu definitivamente soppressa a favore di singoli proprietari. Il censo, calcolato in base alla quantità di cereali, olio e vino prodotti, determinò la divisione dei cittadini in classi cui erano attribuiti obblighi e diritti proporzionali, appunto, al censo. Il sistema denuncia la sua effettiva autarchia in un rapporto cittadini/territorio adeguato a garantire il sostentamento. La quantificazione del numero ideale di cittadini (5.040 secondo il canone pitagorico di 7 fattoriale) calcolato da Platone doveva assicurare sia la capacità di difesa della città, sia la conoscenza reciproca utile nei dibattiti e nell’assunzione di decisioni; da qui discenderebbe la “gemmazione” delle colonie fondate da polis la cui popolazione era aumentata.

Una nuova riforma operata da Clistene nel 508 a.C perfezionò il sistema: il territorio fu diviso in tre settori – zona urbana (asty), zona costiera (paralìa), zona interna (mesogeo) – ciascuno comprendente dieci distretti; a ogni tribù furono assegnati tre distretti, cioè uno in ogni settore, legando così strettamente gli interessi della tribù a quelli dell’intero territorio, ma escludendo dalla gestione della polis chi non fosse proprietario terriero. Dopo le guerre contro i Persiani concluse nel 479 a.C., diminuito il valore attribuito al censo, una nuova riforma ammise agli alti ruoli gestionali (collegio degli Arconti) anche gli appartenenti al secondo ceto censuario, aprendo la strada alla più larga partecipazione di tutti i cittadini, regolata dalle norme elaborate da Pericle; la legge del 451 a.C., tuttavia, stabiliva che l’identità di “cittadino” spettava solo ai maschi adulti, i cui genitori fossero entrambi cittadini ateniesi. Ora 500 cittadini, in carica per un anno, costituivano la Boulé, cioè il consiglio, cui si affiancava l’assemblea allargata dell’ekklesìa, oltre ai più ristretti organi formati dagli arconti e dai pritani. Solo in casi eccezionali, come per meriti acquisiti nei confronti della polis, era attribuita la cittadinanza a uno straniero.

Risulta evidente che a un così articolato sistema “politico” dovesse corrispondere una adeguata organizzazione di edifici e spazi urbani e dunque anche un disegno urbanistico. È significativo al proposito il passo in cui il geografo Strabone (58 a.C.-25 d.C.) invitava a non confondere una città fenicia con una città greca caratterizzata dal suo specifico impianto urbano (schéma). Si può dedurre che quest’ultimo fosse strumento per concretizzare in spazi e gerarchie architettoniche la struttura stessa della polis.

Accezione moderna del termine

Seguendo le accezioni latine di civitas e oppidum, polis ha rispondenza nell’inglese city e nel francese cité riferiti a città nel senso di comunità, distinti rispettivamente da town e ville, concernenti la dimensione materiale.

Esempi

Tra le poleis con maggiore estensione territoriale: Atene, Sparta, Siracusa, Akragas, Rodi, Megalopoli, Cirene.

Bibliografia

Ampolo C., Il sistema della polis. Elementi costitutivi e origine della città greca, in Settis S. (a cura), I Greci: Storia Cultura Arte Società, vol. 2. I, pp. 297-342, Torino, 1996; Ampolo C., Tra partecipazione e conflitto: la città greca e la democrazia, in Greco E. (a cura), Venticinque secoli dopo l’invenzione della democrazia, Salerno, 1994, pp. 29-38; Cantarella E., Itaca. Eroi, donne, potere tra vendetta e diritto, Milano, 2006, pp. 97-102; Glotz G., La città greca, Torino, 1980; Greco E. (a cura), La città greca antica, Roma, 1999; Holscher T., Monumenti statali e pubblici, Roma, 1994; Murray O., La città greca, Torino 1993; Musti D., L’economia in Grecia, Roma-Bari, 1981.

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