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Architettura rurale

Deposito di cereali in area alpina, costruito su base in pietra e distanziato dal suolo tramite pilastri in legno e lastre sagomate (foto M. Cadinu).
Deposito di cereali in area alpina, costruito su base in pietra e distanziato dal suolo tramite pilastri in legno e lastre sagomate (foto M. Cadinu).

Definizione

Sono espressione dell’architettura rurale tutte le forme di costruzione realizzate in ambiente agricolo e pastorale sia a carattere residenziale, stabile o temporaneo, sia destinate allo svolgimento del lavoro o del presidio del territorio.
L’architettura rurale è radicata nella lunga tradizione di un territorio o di una popolazione, ne perpetua le tradizioni costruttive e le soluzioni tipologiche; costituisce espressione culturale originale e contribuisce a delineare i caratteri identitari di una regione, delle sue genti e delle sue tradizioni di lavoro.

Articolazione

L’architettura rurale costituisce quindi il luogo di deposito delle tradizioni popolari e delle tradizioni arcaiche; le innumerevoli declinazioni delle tipologie edilizie rurali costituiscono un patrimonio dell’umanità ormai oggetto di studio e soggetto a differenti forme di tutela. L’architettura rurale infatti, al cambiare delle consuetudini e delle condizioni sociali o lavorative di un popolo, tende ad essere abbandonata a favore di più moderni modelli architettonici, forniti da un mercato mondiale dell’edilizia fortemente soggetto a fenomeni unificanti.
Nell’ampia esemplificazione architettonica dei diversi continenti rientrano in queste tipologie forme architettoniche realizzate con materiali i più leggeri, con funzione stagionale o temporanea, quali capanne, ripari, rifugi.
In ambito italiano si riconoscono molteplici modelli tipologici, dai più semplici a quelli di maggiore rilievo architettonico. In Padania casali e cascine seguono una tradizione plurisecolare. Le case coloniche, realizzate su modelli tipologici maggiormente articolati, distinguono il paesaggio di aree oggetto di pianificate azioni di conversione agricola, bonifica e colonizzazione. La tradizione colonica toscana risale almeno alla tempo delle estese bonifiche settecentesche granducali delle valli della Chiana e della Maremma. Alcuni dei loro riferimenti tipologici rimandano alla tradizione progettuale tardorinascimentale, quando i modelli attribuiti al Buontalenti o a esperienze collegate al tipo signorile delle ville rustiche medicee, quale la villa di Poggio a Caiano progettata alla fine del Quattrocento da Giuliano da Sangallo, unificava le funzioni del “villeggiare” e le funzioni rurali.
Su questo filone di derivazione colta si inseriscono le realizzazioni palladiane per la borghesia veneta e le grandi ville padane il cui culmine monumentale di raggiunge nel raffinato Palazzo Te, ormai solo apparentemente sede di funzioni rustiche.
Le masserie siciliane costituiscono un esempio tipologico di notevole tenore architettonico, dette bagghiu, e possono essere difese da solidi recinti e rese autonome dalla presenza di pozzi e corti interne, cui si accede da un singolo portale. Si registrano tipi edilizi di particolare pregio in area alpina (le malghe, le baite), nel meridione pugliese (i trulli o le casedde), nel carso (le casite), in Sardegna (le pinnette), a Pantelleria (i dammusi). Altrettanto varia è la tradizione costruttiva delle architetture rurali; si distinguono le costruzioni in legno dell’area alpina, spesso con basamento in pietra, le costruzioni voltate in mattoni o pietra di area lombarda, quelle con volta a tholos come i trulli pugliesi, le caciare appenniniche o i cubburi siciliani; le costruzioni in terra cruda sono molto frequenti in Sardegna ma anche in Piemonte (trunere), in Abruzzo (pinciare) e talvolta in Toscana.
L’architettura rurale si esprime in particolare modo con i manufatti realizzati per la residenza delle popolazioni insediate nel territorio, in singole architetture o in forme aggregate di insediamenti rurali. Le architetture destinate all’utilizzo da parte dei contadini si conformano in modo più essenziale e funzionale alla residenza, alle funzioni rustiche legate all’artigianato agricolo, al governo del bestiame, alla conservazione dei prodotti della terra.
Architetture di maggiore tenore sono concepite per ospitare nuclei familiari allargati o quale sede rurale dei grandi proprietari terrieri; in tale caso alla magione di maggiore pregio, tipologicamente erede della pars dominica, si unisce un complesso di corpi di fabbrica ed edifici destinati agli addetti e alle funzioni produttive, la pars rustica. Simili complessi possono essere dotati di una piccola cappella così come di altri edifici con funzioni più rare e specializzate, quali un mulino, un forno o depositi delle derrate.
L’architettura rurale si inserisce e si integra con il paesaggio rurale delle regioni e ne costituisce una intima e fondamentale componente; lo stesso paesaggio agrario e pastorale, nelle forme di artificialità o di progettazione proprie della sua tradizione culturale, conserva molteplici esempi di elementi costruiti o manufatti che rientrano nel patrimonio della architettura rurale.
Sono questi i canali, i muri di sostegno, i terrazzamenti, i muri di confine, le opere di tracciamento e confinazione dei campi, i tratturi e la viabilità campestre e analoghi elementi costruiti dall’uomo.
La loro forma strutturale, insieme alle tipologie di conduzione agricola e di presidio del territorio sono considerabili una parte integrante del patrimonio della architettura rurale.
In loro difesa si sono negli anni recenti schierati notevoli movimenti culturali di apprezzamento e tutela, affiancando un interesse letterario e colto che si registra, attraverso schedature e ricognizioni sistematiche sul patrimonio, fino dalla fine del l’Ottocento. Sul piano normativo un importante legge del 24 dicembre 2003 n. 378 (Disposizioni per la tutela e la valorizzazione dell’architettura rurale) riconosce un alto valore culturale all’intero patrimonio italiano realizzato tra il Medioevo e il Novecento e ne indica i modi e gli strumenti di incentivo per la loro conservazione e tutela.

Bibliografia

Aa.Vv. Atti del primo congresso di etnografia italiana, Roma, 19-24 ottobre 1911, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1912, pp. 215-218; Barbieri G., Gambi L. (a cura), La casa rurale in Italia, Ricerche sulle dimore rurali in Italia, Olschki, Firenze, 1970 (1982); Guidoni E., L’architettura popolare in Italia, Laterza, Roma-Bari 1980; Hooker Marion C., Farmhouses and Small Buildings in Southern Italy, New York, Architectural Book Publishing Co., 1925; Pagano G., Daniel G., Architettura rurale e spontanea in Italia, Milano, 1936; Sereni E., Storia del paesaggio agrario, Laterza, Bari 1961.

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