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Abbagliamento

Il sistema visivo umano è incapace di adattarsi a livelli di luminanza eccessivamente diversi, e quindi a contrasti elevati, entro il campo visivo. Quando ciò avviene, la zona più luminosa provoca abbagliamento, riducendo le prestazioni visive e provocando disturbo. Secondo che prevalga il primo o il secondo effetto, l’abbagliamento viene definito disabilitante (disability glare) o molesto (discomfort glare).

Un esempio del primo tipo è l’abbagliamento prodotto dai fari di un’automobile che, provocando una diffusione della luce e un conseguente velo luminoso che si sovrappone sulla retina all’immagine dell’oggetto osservato, diminuisce il contrasto e riduce la percezione.

Un esempio del secondo tipo è l’abbagliamento prodotto dalla superficie di una finestra che, pur non alterando le prestazioni visive, a lungo andare genera affaticamento e disturbo. L’effetto abbagliante non dipende solo dalle differenze di luminanza, ma anche dalla porzione di retina in cui si forma l’immagine della zona abbagliante: più essa è prossima all’asse oculare, più rilevante è l’effetto.

Nell’illuminazione di interni l’abbagliamento, generalmente molesto, può essere prodotto da errata tipologia o posizionamento delle lampade. Per valutare l’abbagliamento molesto prodotto dagli apparecchi di illuminazione, nel 1995 la CIE ha definito l’indice UGR (Unified Glare Rating) che tiene conto delle caratteristiche fotometriche e spaziali del caso in esame. Tale indice è stato recepito dalla normativa tecnica Nazionale ed Europea tra i requisiti per l’illuminazione degli ambienti interni (UNI EN 12464/1).

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