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Capochiave

Definizione – Etimologia

Detto anche ‘bolzone’, è l’elemento che consente l’ancoraggio al muro e il tensionamento della catena.
Si colloca all’estremità del tirante in aderenza alla superficie muraria, rimuovendo l’intonaco quando possibile ed evitando in ogni caso l’incasso, per contenere l’invasività dell’intervento e non ridurre la sezione resistente della muratura stessa. Lavora a flessione e va dimensionato in modo da imprimere una sollecitazione sulla muratura compatibile con la sua resistenza. Le configurazioni prevalenti sono a paletto e a piastra, tuttavia la realizzazione attuale più diffusa impiega piastre d’acciaio nervate, saldate a un manicotto tenditore.

Cenni storici

Il principio strutturale su cui si basa il capochiave è rimasto inalterato nel tempo, mentre una trasformazione della tecnologia si è registrata nei materiali, nei sistemi di messa in trazione della catena e nella configurazione. In passato venivano impiegati il legno e il ferro, sostituiti poi dalla ghisa e successivamente dall’acciaio; applicazioni recenti hanno introdotto i materiali polimerici rinforzati.
Fino al XIX secolo il capochiave era generalmente un paletto, con forma rettilinea, curva o a croce, collocato all’interno dell’anello terminale della catena. Questa veniva ancorata tramite l’inserimento forzato di cunei nell’occhiello preriscaldato, in modo che il restringimento della sezione, indotto dalla diminuzione di temperatura, mettesse in funzione il capochiave.
L’evoluzione del sistema di ancoraggio e del tensionamento della catena ha comportato l’abbandono delle configurazioni più complesse del paletto a favore dei profilati metallici e più recentemente l’impiego di bulloni su filettatura dell’estremità della catena.

Bibliografia

Mastrodicasa S., Dissesti statici delle strutture edilizie, Milano, 1993, pp. 370-378; Piccarreta F., Interventi su volte e cupole, in Carbonara G., Atlante del restauro, tomo II, Torino, 2004, pp. 556-557, tavv. 02-04; Valadier G., L’architettura pratica, tomo IV, Roma, 1833, pp. 91-94, tavv. CCLXXVI-CCLXXVI.

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