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Deformazione (media)

Qualsiasi alterazione delle proporzioni metriche regolari di un oggetto, ottenuta con distorsioni continue. Discostamento di una forma dalla sua configurazione normale. In pittura, e nella rappresentazione bidimensionale in genere, indica mancanza di corrispondenza tra le forme ritratte e la loro apparenza percettiva diretta. È usata talora deliberatamente per accentuare effetti desiderati. È abituale nella caricatura.
In architettura particolari deformazioni prospettiche delle costruzioni, dette anche prospettive a rilievo, sono eseguite ad arte per indurre l’illusione di percepire spazi differenti (in genere più profondi) di quanto non siano in realtà. Ne sono esempi probanti la galleria di Palazzo Spada a Roma di Francesco Borromini, la Scala Regia in Vaticano di Antonio da Sangallo il Giovane, e il coro del San Satiro, a Milano, di Donato Bramante.
Nei metodi di rappresentazione architettonica e segnatamente nella prospettiva, si chiamano deformazioni o aberrazioni marginali le apparenti mancate corrispondenze tra le figure rappresentate per proiezione sul piano dell’immagine e le proporzioni valutate percettivamente dell’oggetto ritratto. Fenomeno che si verifica quando il punto di osservazione dell’immagine non corrisponde a quello di osservazione della realtà. Tali deformazioni scompaiono se il punto di osservazione coincide o si avvicina al così detto punto di vista “vincolato” vale a dire al centro di proiezione dell’immagine. Si dicono marginali perché si manifestano in modo macroscopico soprattutto ai bordi dell’immagine.
Deformazione anamorfica: vedi anamorfosi.

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