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Inquinamento

Definizione – Etimologia

Dal latino tardo in e quinare (volg.: cunire) che significa “evacuare”. Secondo Fick deriverebbe dalla radice indo-europea kun (knu) nel senso di “puzzare”.
Alterazione delle caratteristiche ambientali tramite l’introduzione diretta o indiretta, nell’aria, nell’acqua e nel suolo di sostanze (rifiuti, microrganismi ecc.) che potrebbero risultare nocive per la salute degli esseri umani o danneggiare gli ecosistemi naturali compromettendone struttura e/o funzionalità nonchè le loro potenzialità d’uso da parte dell’uomo stesso.

Generalità

L’origine dell’inquinamento risale a tempi antichissimi. Tuttavia è opinione comune ubicare l’inizio del fenomeno nell’Inghilterra della seconda metà del XVII secolo dove la scoperta dei combustibili fossili diede l’avvio alla rivoluzione industriale. Sulla base della forma di aggregazione della materia le sostanze inquinanti possono essere distinte in tre gruppi principali:

  • gassose (fumi derivanti da combustione di idrocarburi; sostanze volatili);
  • liquide (acque di scarico o “reflue”);
  • solide (rifiuti domestici e industriali).

Inquinamento delle acque
Modificare le caratteristiche delle acque in modo tale da renderle inadatte allo scopo cui sono destinate. L’inquinamento delle acque può essere di origine:

  • urbana – quando deriva dagli scarichi delle città che si riversano senza alcun trattamento nei fiumi e/o nel mare,
  • industriale – quando deriva da sostanze di produzione industriale la cui composizione varia in base al tipo di processo produttivo,
  • agricolo – quando è legato ai liquami d’allevamento e/o all’uso eccessivo di pesticidi e fertilizzanti idrosolubili che penetrando nel terreno contaminano le falde acquifere.

La contaminazione dell’acqua piovana da parte di sostanze tossiche presenti nell’atmosfera (anidride solforosa, biossido di azoto ecc.) dà luogo alle cosiddette “piogge acide” le quali possono comportare effetti gravissimi sulla funzionalità degli ecosistemi forestali così come sulle stesse strutture edili.

Inquinamento dell’aria
Presenza nell’atmosfera di sostanze, normalmente estranee alla composizione naturale dell’aria o presenti in percentuali sensibilmente minori, che causano danni quantificabili sull’essere umano, sugli animali, sulla vegetazione o sui materiali vari.
Gli inquinanti possono essere naturali o di origine antropica e vengono classificati come:

  • primari (es. monossido di azoto…) – se vengono liberati nell’atmosfera nella loro forma originale;
  • secondari (es: ozono…) – se si formano in atmosfera attraverso reazioni chimico-fisiche successive.

L’inquinamento dovuto a presenza di sostanze nocive nell’aria viene inoltre definito outdoor quando è caratterizzante gli ambienti aperti, oppure indoor quando è limitato agli spazi chiusi. A oggi ammontano a circa 3.000 i contaminanti dell’aria catalogati, i quali sono per lo più frutto delle attività umane. La necessità di limitare al minimo la presenza di sostanze inquinanti nell’aria comporta l’utilizzo di sistemi di abbattimento strettamente relazionati alle particolarità dell’inquinante che vanno dall’adsorbimento e condensazione (valore economico) all’incenerimento e successivo recupero dell’energia termica (potere calorico), camere a deposizione, filtri e separatori elettrostatici (presenza di particolato).

Inquinamento del suolo
Alterazione degli equilibri chimici e biologici che hanno luogo nel suolo. L’immissione di sostanze tossiche e persistenti nel suolo possono dare origine a fenomeni di estrema gravità quali bioaccumulo, contaminazione delle falde acquifere, perdita di biodiversità (sia epigea che sotterranea), riduzione di fertilità e di potere autodepurante, predisposizione all’erosione accelerata.
L’inquinamento del suolo può essere di origine diretta o indiretta. Il primo caso si verifica generalmente nelle zone urbane o nei distretti industriali a seguito dello smaltimento di reflui scarsamente/non depurati o al deposito di materiale chimico di scarto. Il secondo caso è invece quello derivato da contaminanti derivanti dagli apporti atmosferici e dalle acque di irrigazione.
Al pari delle “sostanze” anche le “energie” possono risultare inquinanti e/o pericolose per l’uomo. L’ambiente che ci circonda è infatti saturo di radiazioni. Alcune di esse tra cui luce (energia luminosa), calore (energia termica), suono (energia acustica) sono da noi immediatamente percepibili mentre altri tipi di radiazione, come le onde radio, la radiazione cosmica e quelle emesse da isotopi radioattivi, necessitano di particolari strumenti per poterle rivelare.
Tutti gli esseri viventi, nel corso della loro esistenza, sono esposti a una irradiazione naturale, esterna (radioattività naturale del suolo, dell’aria e delle abitazioni; raggi cosmici) e interna (quantità minime di sostanze radioattive naturali presenti nell’organismo). In condizioni normali, esse non presentano troppi pericoli. Invece l’esposizione eccessiva a qualsiasi tipo di radiazione può provocare danni gravi all’uomo e all’ambiente.
Particolarmente nocivo e letale è l’inquinamento da radiazioni ionizzanti (raggi alfa, X, gamma ecc.). Questo tipo di inquinamento è certamente tra i più pericolosi e “subdoli” cui l’uomo possa trovarsi a essere sottoposto in quanto naturalmente privo organi sensoriali che possano in qualche modo rivelarne la presenza in tempo reale. Per tale motivo i lavoratori dell’industria nucleare sono normalmente forniti di una particolare strumentazione (contatori geiger) capace di avvertire immediatamente la presenza di sostanze radioattive (radionuclidi). L’alta probabilità, oramai accertata, del verificarsi del danno biologico in relazione alla prolungata esposizione a radiazioni ionizzanti ha spinto la comunità scientifica internazionale a intensificare le ricerche atte a chiarire i vari aspetti dei danni provocati da radiazioni e a mettere a punto e affinare le cosiddette “tecniche di radioprotezione”.
Di notevole rilevanza sull’opinione pubblica per le sue enormi ricadute di carattere etico-ecologico-economico è l’attuale dibattito sull’uso di organismi geneticamente modificati (O.G.M.) in agricoltura che sono alla base del cosiddetto inquinamento genetico. Con questo termine si fa riferimento alla diffusione incontrollata di geni (o transgeni) nei genomi di piante dello stesso genere o anche di generi diversi nei quali tali geni non sono presenti in natura. Esistono tuttavia tipi di inquinamento genetico diversi dagli O.G.M. che hanno conseguenze notevolissime tanto sulla composizione specifica e funzionalità degli ecosistemi quanto sul paesaggio in chiave fisionomica ed estetica. Tra questi va ricordata l’introduzione diretta e/o indiretta di specie aliene (specie migrate al di fuori del loro areale di distribuzione originario nel Neolitico o post-Neolitico tramite l’intervento volontario o involontario dell’uomo o degli animali domestici) che è stimata come la seconda causa di perdita di biodiversità al mondo (tra gli esempi più comuni nel territorio italiano limitandoci al mondo vegetale possiamo elencare: Robinia pseudacacia, Ailanthus altissima, Carpobrotus acinaciformis, Prunus serotina, Amorpha fruticosa, Opuntia Ficus indica, Caulerpa taxifolia ecc.).

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