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Conservazione preventiva, tecniche di

La conservazione preventiva è un sistema integrato di interventi finalizzati al prolungamento della vita utile, alla prevenzione dei rischi di degrado e alla massimizzazione della resistenza dei beni (dall’oggetto al paesaggio) alle azioni degli agenti microclimatici o patogeni. La riduzione dei livelli di vulnerabilità e l’ampliamento della vita utile sono strettamente legati all’interazione tra il manufatto e il contesto ambientale e possono, pertanto, essere conseguiti attraverso la conoscenza delle proprietà chimico-fisiche dei materiali, delle caratteristiche costruttive dei sistemi adottati, della storia climatica vissuta, delle condizioni microambientali indoor, delle procedure di gestione energetica.

Connesso all’azione preventiva è il principio operativo della ‘conservazione programmata’ concepita come specifica strategia di governo delle trasformazioni dell’ambiente costruito indirizzata a massimizzare la permanenza materiale dei beni, attraverso la conoscenza, la prevenzione, il controllo, la programmazione, la predisposizione di interventi, adeguamenti, riparazioni. Tale definizione deriva dal trasferimento delle strategie di manutenzione programmata intesa come intervento leggero e frequente con valore di profilassi (UNI 11257:2007).

L’ambiente costruito è esposto ad un continuo rischio di alterazione (naturale o antropica) che può essere più o meno aggravato e accelerato dalle condizioni ambientali di contesto. L’innovazione tecnologica, attraverso l’adozione di nuove tecniche di indagine e nuovi materiali, e l’innovazione di processo, con nuovi metodi di prevenzione e conservazione, possono consentire di ridurre o ritardare il degrado o, almeno, i costi degli interventi di manutenzione e restauro.

Le tecniche e gli strumenti da adottare per l’attuazione di un processo conservativo che si basi su “una coordinata, coerente e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro” (D.Lgs. 22.01.2004, n.42) sono riconoscibili in attività trasversali interrelate:

  • la diagnostica, a due livelli: da un lato rilevamenti e indagini per verificare le condizioni di conservazione, le cause di degrado e identificare gli interventi preventivi atti a “limitare le situazioni di rischio”; dall’altro l’analisi energetico-ambientale incentrata sulla definizione dettagliata dei consumi energetici del sistema edificio-impianto;
  • il monitoraggio, attività di controllo periodico e sistematico delle condizioni del bene nel suo contesto;
  • la pianificazione della conservazione, intesa come definizione o aggiornamento delle tecniche e dei sistemi d’intervento per ridurre l’alterazione in atto;
  • gli interventi manutentivi, per garantire “il mantenimento dell’integrità, dell’efficienza funzionale e dell’identità del bene e delle sue parti” (UNI 10147:1993).

Il processo conservativo dovrà applicare tecnologie e processi adeguati nelle diverse fasi, coerenti con le problematiche del bene ed in grado di apportare significativi e duraturi benefici conoscitivi, conservativi ed economici sul bene in relazione al contesto in cui si trova; includere applicazioni innovative con riferimento al basso impatto ambientale degli interventi (materiali ecologici, controllo di emissioni, prestazioni energetiche ecc.); prevedere modalità efficaci ed innovative di divulgazione delle attività in corso e a termine, attraverso forme di fruizione, coinvolgimento e partecipazione attiva della popolazione locale; evidenziare le esternalità positive (conoscitive, conservative ed economiche) che l’intervento di conservazione preventiva e programmata è in grado di produrre sulla gestione.

Bibliografia

Della Torre S. (a cura), La conservazione programmata del patrimonio storico architettonico, Milano, 2003; Dossier conservazione programmata, «TeMa», 3, 2001; Lanzarone F., Conservazione dei beni culturali, Palermo, 2004; Sposito A., La conservazione affidabile per il patrimonio architettonico, Palermo, 2003; Zanardi B. (a cura), Urbani G., Intorno al Restauro, Milano, 2000.  

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