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Flessibilità (tecnologia)

La flessibilità come attributo di un oggetto può essere considerata come la possibilità di modificare alcuni parametri di una configurazione senza snaturare l’oggetto stesso. Questa caratteristica può essere declinata a seconda dei termini ai quale viene accostata: esiste una flessibilità progettuale, d’uso, nel tempo e infine una flessibilità tecnologica.
La corretta interpretazione del grado di flessibilità tecnologica necessaria per ciascun edificio consente di non incorrere in una rapida obsolescenza del progetto.

Flessibilità a bassa complessità tecnologica

Riguarda essenzialmente l’ambito spaziale del progetto: si realizza quando l’assetto distributivo è tale da consentire le diverse modalità di svolgimento delle funzioni, oppure quando permette di variare la conformazione degli spazi interni senza necessità di interventi costruttivi o oneri per il fruitore. Per poter cambiare in ogni momento il rapporto tra i vani è possibile intervenire mediante un’adeguata progettazione delle attrezzature fisse, degli arredi e soprattutto delle partizioni: pareti attrezzate, pareti interne spostabili, pareti a pannelli (scorrevoli, pivotanti, basculanti, pieghevoli).

Flessibilità a media complessità tecnologica

Riguarda la possibilità di realizzare soluzioni alternative alla distribuzione-tipo degli alloggi o l’accorpamento di più unità contigue secondo schemi prefissati, senza particolari oneri per l’utente. Affinché ciò sia possibile, è necessario studiare in fase progettuale una maglia strutturale che consenta di ottenere elevati gradi di flessibilità.

Flessibilità ad alta complessità tecnologica

Riguarda ogni modifica all’assetto dell’alloggio che non sia stata predefinita a livello progettuale e che necessiti quindi di lavori di demolizione e costruzione; è definita “ad alta complessità” perché non può essere gestita direttamente dall’utente.
Per ogni grado di complessità, elemento particolarmente importante per la definizione della flessibilità tecnologica è il posizionamento degli impianti, a partire dalle colonne di scarico dei bagni. Queste ultime vengono solitamente previste allineate in verticale (a meno che lo spessore del solaio non consenta lo scarico in orizzontale alla necessaria pendenza) e determinano quindi un vincolo nella distribuzione degli spazi. Di norma, in fase progettuale, si prevede una “fascia servente” entro la quale realizzare bagni e cucine, che può essere localizzata in posizione centrale o sul fronte esterno. Altrettanto importante è la progettazione della rete impiantistica elettrica, telefonica e termica, in modo tale che possa rispondere al meglio alle diverse condizioni d’uso dell’edificio.

Un discorso a parte merita l’involucro di facciata, che negli edifici complessi non svolge solo il ruolo di separazione tra interno ed esterno, ma assume anche funzioni prestazionali e rappresentative. La flessibilità tecnologica dei sistemi di facciata permette di prevenire l’obsolescenza dell’edificio e di preservarne le prestazioni. In particolare, è necessario fare uso di tecniche di assemblaggio reversibili, che consentano di effettuare sostituzioni di elementi danneggiati in caso di evento accidentale oppure sulla base di una manutenzione programmata definita dell’analisi del ciclo di vita dei singoli componenti. Inoltre, è possibile prevedere sistemi di facciata i cui componenti (es. parti trasparenti o opache) siano intercambiabili a seconda dell’utilizzo degli spazi interni.

Riferimenti

Buccolieri C.C. e aa.vv., Pareti e collettività, Bologna, 1984; Grisotti M., Pedrotti L., Zambelli E., Residenze flessibili. Progettazione spaziale e tecnologica, Bologna, 1996; Malighetti L.E., Progettare la flessibilità. Tipologie e tecnologie per la residenza, Milano, 2000; Mangiarotti A., Strumenti per l’organizzazione tipologica dell’alloggio, Milano, 1997; Pedrotti L., La flessibilità tecnologica dei sistemi di facciata, Milano, 1995.

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