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Sostenibilità  (tecnologia)

Definizione

Il complesso concetto di sostenibilità può essere sinteticamente definito come la capacità di gravare quanto meno possibile sull’ambiente, sulla società e sulle persone, alleggerire la propria impronta ecologica, diffondere e divulgare la cultura della durabilità attraverso l’informazione, la formazione e l’educazione.
Il pensiero sostenibile considera la città, nel senso più ampio del termine, come ecosistema sociale complesso, attraversato da flussi di materia, energia e informazione caratterizzati da continui processi di cambiamento e di sviluppo. Tali processi riguardano, tra gli altri, aspetti quali quello energetico, quello ecologico, quello della gestione delle risorse ambientali e quello della produzione dei rifiuti, combinati con aspetti sociali, culturali, storici, civili, economici e politici. Lo sviluppo umano sostenibile si colloca sul terreno comune in cui si incontrano le esigenze dell’ambiente, della società e dell’economia, e rappresenta l’integrazione e la sintesi di un ecosistema sociale vivibile, equo e duraturo. Nel parlare di ecosostenibilità del progetto architettonico non si può non considerare in termini più ampi i problemi di multidisciplinarietà, integrazione e multiscalarità (progettazione ambientale).

Nell’ambito del processo edilizio sostenibile, la fase cruciale della progettazione non può oggi non tener conto di una serie di fattori ed elementi, quali il “luogo” con tutte le sue caratteristiche morfologiche, topiche, biofisiche, microclimatiche e macroambientali, ed è in questo senso che si parla della necessità di mettere a sistema gli aspetti ambientali, sociali ed economici, ossia di coinvolgere e coordinare, in tutte le fasi del processo edilizio ed alle diverse scale progettuali, specialisti dei diversi settori coinvolti in ogni progetto di trasformazione che si voglia definire sostenibile.

Derivazione e processo formativo

Nel corso degli ultimi trent’anni si è delineata una decisa evoluzione delle teorie e dell’azione politica nei confronti dell’ambiente. Da una posizione di tipo conservativo e di puro risanamento dei danni derivati dai processi produttivi e trasformativi, si è approdati a una politica preventiva e pro-attiva, per la quale la consapevolezza del cittadino-consumatore svolge un ruolo cruciale. Il consumo critico, infatti, risulta essere capace di ri-orientare i mercati con le sue scelte di consumo consapevole, di tutelare i diritti dei lavoratori, di favorire il rispetto dell’ambiente e di ecoefficienza delle attività produttive (ecoefficienza). La nascita e l’evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile o meglio di sostenibilità, segue le modificazioni della percezione e dell’approccio progettuale che investe la tematica ambientale e si concretizza nel 1987 quando, a seguito dell’incarico alla Commissione Mondiale per l’Ambiente dell’ONU, viene pubblicato Our Common Future meglio noto come il Rapporto Bruntland nel quale troviamo, per la prima volta, il concetto di sviluppo sostenibile, definito quale “sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri e i cui obiettivi devono essere definiti in termini di sostenibilità in tutti i paesi, sviluppati o in via di sviluppo che siano, a economia di mercato o a pianificazione centralizzata.”

Con l’affermarsi del principio di sviluppo sostenibile, le politiche ambientali superano una visione strettamente difensiva e di pura contrapposizione rispetto allo sviluppo senza limitazioni, per avviare un processo di politiche pro-attive mirate a attivare strumenti per l’integrazione tra ambiente / sviluppo economico / contesto sociale, secondo la regola delle tre “e”: economia, equità, ecologia e nella convinzione che un ambiente degradato e depauperato nelle sue risorse non possa garantire uno sviluppo durevole e socialmente accettabile.

La conferenza di Rio delle Nazioni Unite nel 1992, sull’Ambiente e lo Sviluppo, elabora ed approva una dichiarazione di 27 principi, vengono firmate le convenzioni sui cambiamenti climatici e sulla bio-diversità e viene avviato il processo denominato “Agenda 21”. Sono gli anni in cui si afferma il concetto di Sviluppo Sostenibile – ormai alla base oggi di tutti i dibattiti internazionali e delle politiche di sviluppo a scala globale, nazionale, regionale e locale – e si comprende che solo l’integrazione tra le dimensioni delle politiche economiche, ambientali, sociali, istituzionali e formative può condurre in maniera concreta ed efficace sulla strada della Sostenibilità. A conferma dell’integrazione tra le diverse dimensioni della sostenibilità, nel corso dell’evoluzione del concetto di Sviluppo Sostenibile si sono verificati dibattiti importanti, che hanno portato alla stesura di documenti internazionali di elevato interesse sia politico che culturale, incentrati prevalentemente su un modo nuovo di pianificare e vivere i centri urbani; su una visione equa e a basso impatto di fare turismo; sull’avvio dei processi decisionali inclusivi; sulla tutela e gestione oculata delle risorse naturali.

L’11 dicembre 1997 viene sottoscritto il Protocollo di Kyōto, strumento attuativo della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici stilata a New York nel 1992. Entrato in vigore nel 2005, impegna 169 nazioni del mondo a ridurre, nel periodo 2008-2012, il totale delle emissioni di gas serra almeno del 5,2% rispetto ai livelli del 1990 (preso come anno di riferimento), al fine di rimediare ai cambiamenti climatici in atto. Per raggiungere gli obiettivi prefissati, le azioni devono essere finalizzate in particolare a: sostituire le fonti energetiche non rinnovabili con fonti rinnovabili; ridurre l’uso di combustibili fossili; aumentare l’efficienza energetica; ridurre i consumi energetici; ridurre la deforestazione.

Un grande contributo al dibattito internazionale nel corso di questi anni intorno alle politiche di sostenibilità è stato offerto dall’Unione Europea, soprattutto nei suoi Sesto e Settimo Programma d’Azione in materia d’Ambiente, dove vengono sottolineati l’assunzione del principio di “co-responsabilità” da parte di tutti gli attori e l’intento di portare avanti politiche ambientali in modo integrato rispetto all’industria, agricoltura, servizi, energia, trasporto e turismo. Per tenere sotto controllo e monitorare il progressivo auspicato avvicinamento allo Sviluppo Sostenibile è necessario essere in grado non solo di definire, ma anche di misurare i vari aspetti della Sostenibilità, che la Comunità Europea ci indica prevalentemente attinenti alla capacità di limitare l’impatto dell’uomo sulla Natura, pur preservando la nostra qualità della vita. Riuscire a misurare la Sostenibilità e saper leggere ed interpretare la moltitudine di dati ottenuti ci può e deve aiutare ad orientare le nostre future scelte in maniera sempre più efficace verso un pieno Sviluppo Sostenibile. Si necessita di strumenti che in maniera appropriata, accessibile ed affidabile ci forniscano le informazioni utili per prendere le corrette decisioni e questi sono gli indicatori di sostenibilità, sui quali la ricerca scientifica ha ancora molto da indagare e sperimentare.

Bibliografia

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