Definizione
Open source è un termine spesso utilizzato come sinonimo di “software libero”, che indica una prassi di diffusione gratuita di programmi per computer, sistemi operativi e relativi codici sorgente. Si contrappone al più diffuso sistema industriale, che, al contrario, tiene segreto il codice sorgente e vende i prodotti finiti e gli strumenti per costruirli.
Generalità
L’espressione software libero si riferisce alla libertà dell’utente di eseguire, copiare, distribuire, studiare, cambiare e migliorare il software. Significa che gli utenti del software godono di quattro libertà fondamentali:
- libertà di eseguire il programma, per qualsiasi scopo (libertà 0);
- libertà di studiare come funziona il programma e di modificarlo in modo da adattarlo alle proprie necessità (libertà 1). L’accesso al codice sorgente ne è un prerequisito;
- libertà di ridistribuire copie in modo da aiutare il prossimo (libertà 2);
- libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti apportati (e le versioni modificate in genere), in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio (libertà 3). L’accesso al codice sorgente ne è un prerequisito.
La diffusione del software libero avviene su internet, dove è possibile scaricare applicativi per ogni tipo d’uso, da quello legato al campo dell’infografia a quello del tempo libero, come, per ascoltare musica o “surfare” proprio su internet.
Gli applicativi in questione sono multipiattaforma (Linux, Windows, Mac Os X), lavorano con gli stessi formati di file dei software proprietari più diffusi e con questi sono in grado di dialogare e scambiare dati, in modo da consentire all’utilizzatore di continuare a usare l’archivio dati creato in precedenza.
I software legati al campo dell’architettura e dell’ingegneria più diffusi sono:
- Gimp per la grafica bitmap;
- Inkscape per la grafica vettoriale 2D;
- Blender per il 3D, la renderizzazione e l’animazione;
- Scribus per l’editoria;
- Openoffice come suite per l’ufficio.