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Accampamento

Alloggiamento di un esercito in campagna con trincee e altre opere campali (da P. Sardi, Corona Imperiale dell’Architettura militare, Venezia, 1618).
Alloggiamento di un esercito in campagna con trincee e altre opere campali (da P. Sardi, Corona Imperiale dell’Architettura militare, Venezia, 1618).

Definizione-Etimologia

Insediamento di genti nomadi o di truppe, generalmente a carattere temporaneo, costituito da tende, baracche o altre costruzioni smontabili; il termine deriva dal verbo accampare, inteso come porre a campo o schierare gli eserciti. Può anche indicare il campo, fatto talvolta da alloggi a carattere semipermanente quali prefabbricati e container, in cui vengono ospitati rifugiati e sfollati a seguito di eventi bellici o catastrofi naturali.

Derivazione-Processo formativo

Nell’ambito della storia dell’urbanistica, un peso significativo viene tradizionalmente assegnato all’accampamento militare romano, il castrum, impiantato secondo precise regole geometriche, che poteva presentare carattere provvisorio (castra temporaria e castra sustentoria) o stabile (castra stativa o stataria). Oggi parrebbe superata la tesi, a lungo sostenuta, in base alla quale l’impianto urbano delle colonie romane di età repubblicana deriverebbe da quello dei castra; al contrario, in tempi più recenti, ha trovato diffusione la teoria secondo la quale tecnici e autorità militari avrebbero riproposto nei campi legionari la forma delle nuove fondazioni del litorale laziale. Data l’impossibilità di addivenire a conclusioni definitive, sulla scorta delle poche fonti letterarie e degli ancor meno numerosi dati forniti dagli scavi archeologici,  la questione rimane aperta: ciò che resta fuor di dubbio è la capacità, che molti acquartieramenti militari permanenti ebbero, di innescare processi insediativi stabili, e ciò in particolare lungo il limes, nelle aree di confine dell’impero e in Britannia in primo luogo (Chester).
Grande fu l’attenzione da parte dei trattatisti di età rinascimentale, e non solo di architettura militare, per l’accampamento delle truppe romane e per le regole e le modalità attuative della castrametatio, ispirate a criteri di perfetta regolarità geometrica, di precisa modularità e di rigoroso proporzionamento. Gli impianti proposti, sia nelle speculazioni teoriche finalizzate alla ricostruzione degli antichi campi legionari sia nei manuali che suggerivano a capitani e uomini d’arme le regole pratiche da seguire nella realizzazione degli alloggiamenti sul campo di battaglia, erano accomunati da una croce di strade principali, tracciate da porta a porta, che attraversavano un tessuto urbano a maglia regolare generato da un sistema viario ortogonale, memoria del castrum romano. Questo tema di ricerca, tutto cinquecentesco, non fu inoltre privo di ricadute sulle contemporanee esperienze di teorizzazione delle città ideali, di pianificazione di centri di nuova fondazione e di crescita ed espansione delle città di antico impianto. Esempio emblematico è il caso dell’Ottavo libro di S. Serlio, il codice manoscritto monacense databile tra il 1550 e il 1553, che il teorico bolognese dedicò – sua unica concessione ai temi dell’architettura militare – a una dettagliata disamina degli accampamenti romani, ricostruiti a partire dai noti riferimenti delle Historiae di Polibio, e che nelle intenzioni dell’autore avrebbe dovuto essere il punto di partenza per la realizzazione di una città polibiana da lui progettata su iniziativa del sovrano di Francia, Francesco I.
Per almeno altri due secoli, sino al periodo napoleonico, le questioni relative alla realizzazione degli alloggiamenti sul campo di battaglia e delle connesse opere campali (ad esempio, trincee e fortini di terra) rimasero al centro dell’indagine di tecnici e ingegneri militari, codificate in un gran numero di trattati e di testi a stampa sull’arte della guerra. L’accampamento stabile d’età moderna, quello predisposto in prossimità di un campo di battaglia o di una città da assediare, rispecchiava nella sua articolazione la composizione dell’armata che era destinato a ospitare. Racchiuso da fortificazioni in terra, si divideva in quartieri per i diversi contingenti e per le truppe di differenti nazionalità, composti da tende per la fanteria e padiglioni o baracche in legno per la cavalleria, sempre ordinate su file parallele distanziate da strade di eguale sezione, secondo un piano ispirato a una geometria di grande regolarità e già riportato sul terreno per mezzo di corde e picchetti. Fulcro dell’intera composizione era l’alloggio del generale, montato in una piazza centrale delimitata dalle tende del suo corpo di guardia, poco distante dalla Piazza d’armi, l’ampia superficie libera destinata alle esercitazioni e alla rassegna delle truppe. Altre parti del campo erano destinate, poi, alla Piazza dei viveri, dove venivano disposti in ordine i carri che trasportavano vettovaglie e rifornimenti, opportunamente presidiati da ronde di guardia, e al Quartiere dell’artiglieria, dove si disponevano le bocche da fuoco e la santabarbara in cui si conservava, protetta da opere in terra, la polvere da sparo. Non di rado l’accampamento era montato attorno a un villaggio, che veniva così racchiuso entro il sistema delle trincee e nelle cui case il generale e parte della cavalleria trovavano una sistemazione più adeguata al loro rango. La corretta progettazione ed esecuzione di queste opere, affidata al Maestro di campo generale, sovente affiancato da un ingegnere militare, era ritenuta non soltanto prova del prestigio e della potenza di un esercito, ma anche una delle condizioni necessarie per il buon esito dello scontro armato.

Bibliografia

Basta G., Il Maestro di Campo Generale di Giorgio Basta, Conte d’Hust, Generale per l’Imperatore della Transilvania, et hora luogotenente generale per la Maestà Sua, et per lo Serenissimo Arciduca Matthias degli eserciti nell’Ungaria, Venezia, 1606; Cataneo G., Opera nuova di fortificare, offendere et difendere; et far gli alloggiamenti campali, secondo luso di guerra. Aggiontovi nel fine, un trattato de glessamini de’ Bombardieri, et di far fuochi arteficiati, Brescia, 1584; Du Choul G., Discorso del S. Guglielmo Choul Gentilhuomo lionese, consigliere del re, e presidente delle montagne del Delfinato, sopra la Castrametatione, e bagni antichi de i Greci, e Romani. Con l’aggiunta della figura del Campo Romano, Padova, 1558, Le Blond G., Essai sur la Castrametation, ou sur la mesure et la trace des camps; contenant les premiers principes pour l’arrangement des troupes; la formation de l’ordre de bataille & la distribution ou construction du camp, Paris, 1748; Manesson Mallet A., Les Travaux de Mars ou l’Art de la Guerre Divisez En Trois Parties. Troisième et derniere Partie qui traite des Evolutions Nouvelles, et des Instruments, et Materiaux, qui servent à l’elevation des Remparts, et Parapets des Villes…, Paris, 1672; Serlio S., Architettura civile. Libri sesto, settimo e ottavo nei manoscritti di Monaco e Vienna, edizione a cura di F.P. Fiore, Milano, 1994.

 

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